Dal lavoro consolidato negli anni di Toscana Open Research nasce l’ontologia HER-AP_IT, il modello di riferimento a livello italiano per l’Alta Formazione e la Ricerca (HER – Higher Education and Research).
L’ontologia nasce da una collaborazione che si è instaurata, nei primi mesi del 2020, tra l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), la Regione Toscana, Fondazione Sistema Toscana, SIRIS Academic e Ontopic.
In particolare, l’ontologia HER-AP_IT nasce dalla volontà di questi attori di portare a livello nazionale i risultati del lavoro di Toscana Open Research, che ha l’obiettivo di integrare dati provenienti da fonti diverse eterogenee attraverso il paradigma dei Linked Open Data (LOD), mediante l’uso di un’ontologia di dominio che consente agli utenti di interrogare i dati attraverso delle “query” (interrogazioni) senza dover passare attraverso la terminologia tecnica legata all’organizzazione fisica dei database e alla loro complessa struttura interna. I dati coinvolgono progetti di ricerca (e.g., progetti Cordis, progetti PRIN, ecc.), personale afferente al mondo accademico, spin-off, statistiche.
Per poter mettere a fattore comune in una logica di sistema nazionale questa ontologia si è deciso di comune accordo di creare HER – Higher Education, Research and Innovation Ontology, che sia pienamente integrata nel contesto della rete nazionale di ontologie e vocabolari controllati per la Pubblica Amministrazione OntoPiA e anche in grado di fornire un modello di riferimento nazionale per questa tipologia di dati, che possa essere così riutilizzato anche da parte di altre Regioni, o PA in generale.
La metodologia finora seguita è stata quella di analizzare la documentazione dell’ontologia del progetto Toscana Open Research per capire come mappare alcuni concetti qui definiti in concetti già presenti all’interno di OntoPiA (e.g, Organizzazioni, Persone, Progetti, Ruoli, per citarne alcuni). Questo in prospettiva consentirà un collegamento tra modelli abilitando quindi un maggior numero di collegamenti tra dati, anche provenienti da domini diversi rispetto a quello qui descritto.
“Il risultato dell’iniziativa – spiega la vice presidente ed assessore alla ricerca della Toscana, Monica Barni – permetterà ad altre amministrazioni ed organizzazioni nazionali di avvalersi dell’esperienza maturata da Regione Toscana per favorire una maggior condivisione e interoperabilità di dati sul sistema dell’alta formazione e della ricerca”. “In un momento cruciale, in cui la condivisione e la trasparenza sul finanziamento alla ricerca, sui risultati e sulle competenze giocano un ruolo strategico per il paese – aggiunge – , la Regione Toscana ha aperto un cammino che speriamo veda la partecipazione di altre Regioni, Ministeri, Università ed enti di ricerca”.
Da tempo del resto la Toscana ha investito sugli open data, da quando nel 2014, su iniziativa dell’assessore Bugli, è stato tenuto a battesimo il portale Open Toscana, che raccoglie oggi oltre 4000 set di dati aperti della pubblica amministrazione toscana e non solo della Regione.
Toscana Open Research è nato invece tre anni fa come supporto alle politiche regionali all’interno dell’Osservatorio toscano della ricerca e dell’innovazione istituito presso la Conferenza regionale per la ricerca e l’innovazione e si avvale di Irpet, che è l’istituto di programmazione economica della Regione, in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana e con il supporto come partner tecnico internazionale di SIRIS Academic Sl di Barcellona. L’obiettivo era quello di integrare, rendere esplorabili e utilizzare i dati eterogenei sul sistema della ricerca, monitorare i risultati degli interventi effettuati e sviluppare a quel punto nuove politiche ancora più efficaci. Si è deciso di farlo con gli open data.
Attraverso Toscana Open Research è possibile infatti accedere a cinque diverse sezioni rivolte a docenti e ricercatori, studenti, cittadini, stakeholder istituzionali e imprese. Quel che ne esce fuori, in numeri, è il racconto del variegato mondo della ricerca in Toscana: un cruscotto utile per orientare le scelte di chi governa e massimizzare strumenti e risorse a disposizione, pescando tra i dati sugli insegnanti degli atenei o gli immatricolati e i laureati dei percorsi triennali, nell’indice di specializzazione della ricerca o tra i numeri dei fondi europei stanziati per i progetti innovativi nell’ambito dei bandi Fp7 e H2020, fino alle collaborazioni attivate tra università e imprese e le risorse regionali stanziate per l’innovazione.